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La secolare magia triestina di Podrecca rinasce a Monfalcone

L’antico negozio, chiuso nel capoluogo regionale, ha traslocato in corso del Popolo: salvati alcuni scaffali e arredi in legno

C’è chi l’ha definita la “casa di Harry Potter”. In effetti ha del magico il negozio inaugurato in questi giorni al civico 58 di corso del Popolo. In 50 metri quadrati è stato riprodotto ciò che a Trieste, in via Mazzini, ha rappresentato un autentico riferimento storico, che affondava le radici nel 1921, quando, il 18 maggio, Silvia Podrecca rilevò il negozio dove s’era fatta le ossa come commessa.

La rinascita del foro chiuso nel capoluogo regionale, dunque, parte da Monfalcone, con i suoi 103 anni scolpiti dalla sapienza imprenditoriale di una dinastia che ha mantenuto la capacità di stare sul mercato, ma soprattutto dalla passione, dalla disponibilità e dall’affetto nei confronti della clientela.

Il nuovo Podrecca Store

Ora la sfida è nelle mani di Michele Zolia, che ha ribattezzato il negozio come “Podrecca Store”. Qui l’attenzione è catturata dall’insieme dell’esposizione degli articoli che, sfruttando al meglio la profondità per conferirne la massima visibilità, invitano a soffermarsi su ogni particolare, come in una sorta di “angolo delle curiosità”.

C’è davvero di tutto, tra prodotti per la casa e per il giardino, ma in particolare i ricambi. «La nostra specialità è sempre stata quella delle riparazioni, dalle pentole a pressione alla caffetteria, fino a molteplici altri prodotti per i quali offriamo una vasta gamma di pezzi sostitutivi. Penso che siamo uno dei pochi negozi a fornire ancora questo servizio, tramandato da mio nonno Giuliano», dice Michele, che ha di fatto replicato a Monfalcone quel colpo d’occhio d’altri tempi capace a Trieste di richiamare persino i turisti.

La varietà di articoli e accessori - utilizzabili anche in settori come la ristorazione, i pubblici esercizi e la pasticceria - è ampia. «Trattiamo prodotti made in Italy ed europei – continua Zolia –. I nostri fornitori, infatti, oltreché italiani, sono austriaci e tedeschi. I campionari sono vastissimi».

Clientela fidelizzata

La clientela fidelizzata conta triestini, monfalconesi e quanti, tra i turisti, avevano già scoperto appunto quel singolare negozio di via Mazzini. «Abbiamo ricevuto tante attestazioni di stima e di affetto, assieme all’augurio di continuare a garantire il servizio», osserva Michele.

Affiorano aneddoti lontani. Una cliente era rimasta sbalordita quando, nel provare a chiedere uno specifico pezzo di ricambio, aveva visto all’opera nonno Giuliano: gli era bastato infilare la mano in un contenitore per estrarre esattamente ciò che la donna cercava.

Lo scritto incorniciato

La storia di Podrecca è affidata a uno scritto che, affiancato da foto di interni della sede triestina, è stato incorniciato. La signorina Silvia gestì l’attività fino al 10 giugno 1944, giorno in cui perse la vita a causa di un bombardamento che colpì la sua abitazione, in via San Francesco, risparmiando invece altri familiari presenti.

Subentrarono le sorelle Margherita e Ida, vedova Zolia, con la collaborazione dei suoi due figli Giuliano, già tenente pilota dell’Aeronautica militare e istruttore di volo alla scuola di Forlì, appassionato del “fai da te” e valente sportivo, portiere di pallanuoto della Triestina e della Florentia, e Bruno, tenente di fanteria della divisione Lombardia, ceramista e pittore di caratura nazionale.

Tra gli anni ’50 e ’70 il negozio fu meta abituale di amici e atleti triestini, tanto che il giornalista Bruno Ive lo soprannominò il “club Podrecca”. Con la prematura scomparsa di Bruno, l’attività fu definitivamente presa in mano da Giuliano, che si avvalse dell’aiuto della moglie Armida. Un’esplosione di allegria e di professionalità, nonno Giuliano, pronto ad aiutare tutti. Il testimone passò infine al figlio Carlo e al nipote Michele. «Ora sono il solo titolare dell’attività, la nostra storia continua da Monfalcone», annuncia.

Scaffali e arredi salvati

Dal negozio triestino ha salvato parte degli scaffali e degli arredi in legno, risalenti tra gli anni ’30 e ’40: «Li ho adattati ai nuovi spazi», spiega, tradendo una certa nostalgia. Esibisce una vecchia asse, una sorta di cimelio: «L’ho trovata durante lo sgombero». C’è incollato un foglio, il listino prezzi dei ricambi al chilo. «Abbiamo tentato fino all’ultimo di reggere a Trieste, ma abbiamo dovuto chiudere per i costi immobiliari diventati eccessivi. Spero che anche qui per i futuri clienti questo diventi un posto speciale, dove trovare un ambiente familiare e cose particolari, com’è stato a Trieste».—

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Pubblicato su Il Piccolo