Ghiacciaio del Montasio: uno dei pochi che resiste, anche se in un secolo ha perso il 75% del volume
L’analisi di Federico Cazorzi, il glaciologo dell’università di Udine: «È in una zona in ombra, a fine maggio troviamo 25 metri di neve»
Se tutto procedesse senza colpi di scena il ghiacciaio del Montasio riuscirebbe a superare un altro secolo. Situato in una nicchia completamente in ombra il ghiaccio non vede mai il sole.
Così lo descrive il glaciologo dell’università di Udine, Federico Cazorzi, nel precisare che dal 2005 a oggi «la perdita si è quasi arrestata. Abbiamo registrato anni positivi e negativi, ma il bilancio di massa si mantiene in equilibrio».
Non a caso il ghiacciaio del Montasio viene considerato resiliente. Un termine poco appropriato secondo il professore, proprio perché «il ghiacciaio del Montasio negli ultimi 100 anni, fino al Duemila, si è ritirato tanto quanto gli altri ghiacciai. Ha perso 75 per cento del suo volume».
Finito in una nicchia, ora è completamente in ombra e resiste alla fusione. «Non solo – continua Cazorzi –, visto che il ghiacciaio è alimentato anche dalla neve che cade sulla parete nord del Montasio. A fine maggio, infatti, troviamo accumuli di 25, 30 metri di neve, con valore medio sul ghiacciaio quattro, cinque metri».
Il professore con il suo staff misura due volte all’anno lo spessore del ghiaccio sul Montasio. «Da fine settembre 2022 allo scorso maggio, sulla parete alta del ghiaccio abbiamo avuto 20 metri di neve, a fine maggio lo spessore raggiungeva ancora i 5 metri» riferisce il professore prime di aggiungere: «Durante l’estate la neve si è fusa e il ghiacciaio è calato di quota di altri 70 centimetri. Nella parete alta si sono fusi 20 metri di neve e 18 di ghiaccio».
L’anno precedente, invece, con un inverno meno nevoso, lo spessore medio era di 3,40 metri e la perdita di quota, oltre alla neve, non aveva superato i 2,60 metri di ghiaccio. «Il ghiacciaio del Montasio – continua l’esperto – non è importante come risorsa idriche, è importante perché è un buon termometro in Friuli».
Allo stesso modo Cazorzi si sofferma sul “buco” che si era formato lo scorso anno, quando a seguito delle piogge settembrine, l’acqua infilandosi tra la roccia della parete e il ghiaccio, aveva scavato una sorta di tunnel.
«Era già accaduto nel 1995 e nel 2008» continua il professore, secondo il quale «la formazione della grotta ha provocato un crollo. Si tratta di un evento catastrofico che interrompe la continuità e può provocare anche la prematura scomparsa del ghiacciaio». Fortunatamente non è stato così e il ghiaccio, in assenza di eventi analoghi, ha ancora lunga vita davanti.
In occasione della Giornata internazionale dell’acqua, il professore dell’università di Udine ha descritto le caratteristiche del ghiacciaio del Montasio, nella Torre di Santa Maria di Confindustria Udine, nel corso dell’evento multidisciplinare promosso dalle aziende Maddalena spa di Povoletto e Ekitapro srl di Tricesimo dedicato al progetto “Reson-Ice: il ghiaccio che risuona”.
Pietro Tonchia e Paola Fattori hanno esplorato lo sviluppo multidisciplinare del progetto a partire dal suono, mentre Arianna Arizzi, responsabile sostenibilità di Maddalena Spa ha portato l’attenzione sull’importanza della misura dell’acqua. L’obiettivo del progetto è diventare un veicolo di conoscenza del patrimonio naturalistico e culturale della regione e prendersi cura degli elementi fragili dell’ambiente.
Pubblicato su Il Piccolo