Travolto e ucciso a 15 anni, condannata a due anni e sei mesi la soldatessa americana
I carabinieri avevano ricostruito che Julia Bravo ha accelerato nella rotatoria, percorrendola a 65 chilometri orari (quando il limite era di 50) e ha perso il controllo dell’auto, che è andata sbattere contro il cordolo e ha invaso la pista ciclabile
PORDENONE. Due anni e sei mesi: pena sospesa a Julia Bravo, condannata per la morte del quindicenne Giovanni Zanier a Porcia. Fu investito e ucciso mentre si camminava a bordo strada. Non riconosciuta l'aggravante della guida in stato di ebbrezza.
I carabinieri hanno ricostruito che la soldatessa ha accelerato nella rotatoria con via Lazio, percorrendola a 65 chilometri orari (quando il limite era di 50) e ha perso il controllo dell’auto, che è andata sbattere contro il cordolo e ha invaso la pista ciclabile, travolgendo l’adolescente a piedi.
La ricostruzione dell’incidente
Una serata in compagnia degli amici, facendo tardi, godendosi un sabato sera d’estate a poche settimane dall’inizio della scuola. Un momento di gioia trasformatosi in tragedia nel cuore della notte. Non erano ancora le 3 quando al comando dei carabinieri di Pordenone è arrivata la richiesta di soccorso. Giovanni Zanier, 15 anni, è morto durante il trasporto all’ospedale dopo essere stato investito da un’automobile, lungo via Roveredo a Sant’Antonio di Porcia, all’altezza del “famigerato” incrocio con via Lazio.
La soldatessa si è immediatamente fermata, in stato di shock ha prestato i primi soccorsi al ragazzino, ha detto ai testimoni che si sarebbe fatta carico di tutto. Vista la gravità delle conseguenze dell’incidente, è stata arrestata con l’accusa di omicidio stradale, fascicolo aperto dal pm di turno Andrea Del Missier. È stata portata all’ospedale e sottoposta ai test alcolemici e tossicologici. Ora si trova agli arresti domiciliari nella sua abitazione all’interno della base aeronautica.
Una vicenda, quella che la scorsa estate ha sconvolto Porcia e tutta la Destra Tagliamento, che ha avuto eco in tutta Italia: il coinvolgimento di una cittadina statunitense in una tale tragedia, infatti, ha riportato sotto i riflettori il delicato tema della giurisdizione.
Secondo gli esami tossicologici cui la soldatessa si è sottoposta in ospedale dopo l’incidente, aveva bevuto: il tasso di alcol nel sangue era di 2,09 grammi per litro. Un aspetto sul quale la difesa intende fare chiarezza nominando un consulente esperto in alcologia. «Sarà necessario stabilire la tecnica con cui è stato effettuato il test – aveva dichiarato tempo fa l’avvocato Masserut – poi faremo le nostre valutazioni. Purtroppo per quanto riguarda il fatto principale, l’omicidio stradale, quello rimane nella sua gravità». Anche sul fronte della dinamica i legali intendono partecipare a eventuali accertamenti disposti dalla procura, come spesso accade in questi casi. La stessa intenzione è stata manifestata anche dalla famiglia Zanier, rappresentata dall’avvocato Fabio Gasparini.
La donna non avrebbe visto la rotonda, che ha sostituito da diversi anni il semaforo a un’intersezione da sempre pericolosa. Proprio lì rimase vittima di un terribile incidente un noto dirigente calcistico locale, che tuttora si trova costretto in sedia a rotelle, proprio lì la mattina prima dell’investimento del ragazzo si era verificato un altro sinistro, cosa che ha complicato il compito degli inquirenti – ai carabinieri di Pordenone hanno dato man forte quelli della stazione di Fiume Veneto per la viabilità –: difficile distinguere i segni del primo da quelli del secondo schianto.
Pubblicato su Il Piccolo