Marta Di Nardo, il vicino fermato per omicidio volontario: “L’ho accoltellata per prenderle il Bancomat, poi ho fatto a pezzi il corpo per nasconderlo”
Il 46enne avrebbe avuto una sorta di relazione con la vittima
È stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto il 46enne vicino di casa di Marta Di Nardo, la 60enne scomparsa a Milano da due settimane e il cui corpo è stato trovato ieri nascosto nell'appartamento dell'uomo. Il cadavere era stato fatto a pezzi e in avanzato stato di decomposizione.
Secondo quanto reso noto stamani dai carabinieri, il 46enne, che avrebbe problemi di tossicodipendenza e avrebbe avuto una sorta di relazione con la vittima, ha vari precedenti.
In casa del presunto omicida sono stati trovati, spiegano i carabinieri, alcuni effetti personali della donna e «sono emerse tracce della presenza dell'uomo all'interno dell'abitazione della Di Nardo in un periodo successivo alla sua scomparsa».
«Non volevo ucciderla, sono dispiaciuto». È quanto avrebbe detto a dichiarazioni spontanee ai carabinieri Domenico Livrieri. Sarà sentito entro lunedì dalla gip Alessandra Di Fazio per l'interrogatorio di convalida. Livrieri - che soffre di disturbi psichiatrici ed era in cura, come la vittima, presso un Centro psico-sociale (Cps) - ha ammesso di aver colpito la donna «al collo» con un coltello da cucina e di averla tagliata per nasconderla meglio. Avrebbe agito completamente da solo nonostante i dubbi iniziali da parte degli inquirenti.
«L'ho accoltellata per il bancomat, poi l'ho tagliata in due, con i coltelli da cucina, l'ho avvolta in una coperta e l'ho nascosta nel soppalco», avrebbe aggiunto. Il 46enne, in poche e confuse frasi, avrebbe affermato di essersi impossessato del bancomat della donna, ma gli inquirenti non sono ancora in grado di stabilire se e quanti soldi sono stati prelevati. Dopo averla uccisa, incapace di liberarsi del corpo o di nasconderlo da solo, ha deciso di tagliarlo letteralmente in due - il luminol ha rilevato tracce molto diffuse nell'appartamento in via Pietro da Cortona - con dei coltelli da cucina (sequestrati), quindi di nasconderlo in un alto soppalco, poi per il forte odore sprigionato dal cadavere avrebbe deciso, secondo un'ipotesi investigativa, di andare più volte nell'abitazione della vittima 60enne.
Contro l'uomo c'è anche un tentativo di fuga: il 16 ottobre, si legge nel provvedimento di fermo del pm di Milano Leonardo Lesti, è andato all'«aeroporto di Malpensa, a bordo di un taxi, verosimilmente nel tentativo di allontanarsi dal territorio nazionale, non riuscito probabilmente per la mancanza di idonee fonti economiche». Nell'indagine «emergeva inoltre che, in occasione del viaggio a Malpensa, si disfaceva del proprio apparato telefonico, con tutta probabilità per non essere rintracciato, consegnandolo al tassista che lo aveva portato a Malpensa, in pegno della corsa non pagata».
Pubblicato su Il Piccolo