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Addio al regista “Citto” Maselli maestro del cinema impegnato

Aveva 92 anni, ed è stato uno dei grandi protagonisti del Novecento, da “Gli sbandati” al più recente e profetico “Le ombre rosse”

ROMA  Aveva 92 anni Francesco Maselli, morto martedì a Roma, e la sua vita è stata un viaggio nel secolo che lo ha visto protagonista. Che Maselli detto «Citto» avesse nel sangue la vocazione dell'organizzatore oltre a quella dell'artista, i suoi genitori lo scoprirono subito.

Nato a Roma il 9 dicembre 1930, ad appena 14 anni, in piena occupazione nazista, si distingueva già alla testa dell'unione degli studenti italiani per sostenere i movimenti di liberazione. Figlio di un critico d'arte, respira in casa letteratura e arte (sua sorella Titina muove già i primi passi come pittrice), incontra ospiti illustri che presto lo spingono a partecipare alle lotte del partito comunista.

A guerra finita lascia il liceo classico, dove ha incontrato un'amica e una compagna di battaglie politiche come Luciana Castellina, si iscrive al Pci e nel 1949 prende il diploma del Centro Sperimentale di Cinematografia, fondato da Luigi Chiarini che poi lo assumerà come assistente alla regia.

Ma è con Michelangelo Antonioni che conosce davvero il set, aiuto regista nel documentario «L'amorosa menzogna» del 1948. Tra l'elettrico «Citto» (ben presto tutti lo conosceranno così) e il pensoso regista ferrarese si stabilisce una corrente di simpatia e empatia artistica che li terrà insieme, con alterne vicende, per tutta la vita. Lavora alla sceneggiatura del film d'esordio di Antonioni «Cronaca di un amore» (1950) e poi a «La signora senza camelie» tre anni dopo. Intanto si fa le ossa con una serie di memorabili documentari, a cominciare da «Bagnaia paese italiano» del '49, arrivando anche al festival di Cannes con «Bambini» del '51 per il quale ottiene la collaborazione di Giorgio Bassani.

Il 1953 è per lui un anno di svolta: dirige l'episodio «Storia di Caterina» per il film «Amori in città» ideato da Cesare Zavattini e collabora con Luchino Visconti al film collettivo «Siamo donne» nell'episodio con Anna Magnani. Sempre Visconti gli presenta Goliarda Sapienza (che sarà la sua compagna per anni) e garantisce per lui aiutandolo a strappare il primo contratto per un lungometraggio nel 1955: è «Gli sbandati», diretto ad appena 23 anni nel '55 e subito invitato alla Mostra di Venezia dove Maselli si afferma come una delle più belle sorprese del momento. Quando arriva il ’68 il regista è in prima fila nelle contestazioni della Mostra di Venezia, anima la storica associazione dei cineasti (l'Anac di cui è tra i fondatori), e si getta a capofitto nella militanza politica.

Fino a tornare nell'ultimo periodo è tornato ad un cinema più dichiaratamente ideologico e sociale tra il televisivo «I compagni» (1999), il documentario «Civico Zero» (2007) e il profetico «Le ombre rosse» (2009).

Pubblicato su Il Piccolo