«Noi, figli degli esuli, una generazione cresciuta senza radici da cui alimentarsi»
I parenti nei campi profughi e il nostro quotidiano fatto di povertà. Ma i genitori ci hanno trasmesso la memoria
TRIESTE Il dopo eravamo noi. Dopo un esodo, dopo un campo profughi. Dopo tutto, c’eravamo. Come? Inconsapevoli. Credo che tutta una generazione di figli, di quei figli dell’Istria che se ne erano andati, sia vissuta senza avere ben chiaro il senso di appartenenza. Non eravamo esuli: eravamo i figli degli esuli. E la condizione era estremamente diversa. Il presente era solo il presente, senza radici nel passato, senza una terra antica da cui alimentarsi. Insomma, eravamo così: diversi. Avessimo conosciuto...
Pubblicato su Il Piccolo