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Dal tipografo Luciano al ferroviere “Lino”: vite di Trieste spezzate a distanza e lacrime versate a distanza

L’impiegato tecnico Giovanni, che negli anni ’70 salvò una bimba dopo l’esplosione di una casa, e ancora Milan, muratore specializzato nel costruire camini, e Anna con la passione per le piante. I familiari: «Che tristezza non potersi dire addio» 

LE STORIE

Vite spezzate dal Covid-19, accertato o sospetto. Dietro alla tragedia, si celano nomi e storie, persone. Qui ne ricordiamo alcune.

L'IMPIEGATO TECNICO

«Era il centro della mia attenzione, come capita di solito alle figlie femmine». Inizia così Ingrid Cherti nel ricordare il padre Giovanni, classe 1943, triestino, morto di sospetto coronavirus nella casa di riposo Itis. «In realtà – osserva la figlia – gli amici lo chiamavano Franco, perché sua madre lo avrebbe voluto chiamare Gianfranco, ma...

Pubblicato su Il Piccolo